L’impatto del coronavirus sul mondo della fotografia è importante. Infatti, sono stati sospesi, per lungo tempo, e poi ora a tratti e in base alle fasce di colore, eventi, cerimonie ecc. A livello lavorativo si è percepito una difficoltà e un cambio di organizzazione in tutti i settori; la cronaca, gli eventi sportivi, le cerimonie, la pubblicità. Insomma tutto è cambiato. Ho cercato di capire come si è evoluto questo mondo chiacchierando con amici che la fotografia la vivono tutti i giorni in varie situazioni.
La fotografia di cronaca è sempre stata attiva e in prima linea, negli ultimi mesi ha ripreso anche attività la fotografia sportiva. Ma la fotografia fatta come arte, come raccolta esempio per un libro fotografico sulla street, architettura come si può in questo periodo praticare? Ma non solo fotografi e modelle/i nella gestione delle fotografie per la pubblicità, editoria o semplicemente per sviluppare progetti magari in cantiere da mesi come si sono potuti muovere?
In questo articolo provo a raccogliere e riportare tutto quello che mi hanno raccontato le persone che ho contattato cercando di capire come si sono comportati per proseguire nelle loro attività.
Ho provato a toccare diversi settori, dal fotogiornalismo, alla fotografia legata alle riviste, alla fotografia amatoriale arrivando a capire come si sono comportati i circoli. In questo piccolo viaggio ho provato a fare domande (ormai mi odiano un po’ tutti) a amici fotografi che appartengono a questi mondi.
Ho rivolto al mio amico Alex Comaschi alcune domande sulla sua attività in questo periodo. E pur essendo molto impegnato si è prestato a rispondermi.

Alex, è stato un brutto periodo. Come ti sei approcciato alla fotografia, ai set in questi mesi?
A dir la verità non è cambiato proprio nulla perché comunque io ho sempre un rapporto one to one. Si sta con la mascherina il più possibile ma ovviamente la modella se la toglie.
Hai sfruttato questo periodo per finire lavori in sospeso?
Altro che, è stato un periodo che per quanto negativo mi ci voleva per chiudere tutte quelle cartelle che erano rimaste in sospeso e per dedicarmi anche allo studio di tutorial trovati un po’ in giro su Internet. Mi sono inoltre dedicato anche ad un’altra mia passione che è il pianoforte.
Hai approfittato per fare formazione / alternativa / hai approfittato per tenere video corsi, tutorial per tutti coloro che seguivi durante gli eventi fotografici?
Sì come dicevo prima e ho avuto parecchie conferenze fotografiche con molti fotografi amici e anche nuovi.
Il rapporto con la fotografia, quando è stato / ed è possibile scattare come è cambiato?
Indubbiamente c’è molta più prudenza ma spesso come tu sai quando si scatta si lascia il mondo fuori dallo studio e ci si dimentica un po’ di tutte le cose accadute.
In questo viaggio ho voluto anche sentire un amico, Felice Minosa, che fa della fotografia la sua passione, fa bellissimi ritratti particolari con una cura quasi maniacale in cerca della perfezione e anche a lui ho provato a toccare il nervo scoperto di questo periodo.

Ciao Felice, è ormai da un anno che non ci vediamo, dall’ultima volta in studio a febbraio 2020, altri tempi ormai. In questi mesi hai continuato con la tua ricerca di progetti fotografici? come ti sei approcciato con le modelle, e i luoghi in queste occasioni?
Già! Bei tempi! Il covid, non sapevamo neppure cosa fosse, sembra passato un secolo! Assolutamente si, ho continuato a mettere sulla carta idee per nuovi shooting, alcuni astrusi, altri classici e spero che possano vedere la luce al più presto.
Da dopo il lockdown, e con l’avvento dei colori delle regioni, scattare è diventato difficile quasi impossibile. Da marzo 2020 è cambiato l’approccio. Quando possibile si è dovuto e si deve tuttora, lavorare in sicurezza. Nelle poche occasioni che ho avuto di scattare, abbiamo optato per progetti in esterna, lavorando immersi nella natura, nel verde o in acqua, tenendo le giuste distanze e potendo così rispettare al meglio le regole imposte.
È stato più difficile l’approccio di lavoro con le persone? Il tempo dedicato al lavoro di scatto ha beneficiato delle difficoltà?
Assolutamente no, nessun beneficio avuto, anche perché il ritratto fotografico ha bisogno di una accurata gestione del soggetto scattato, sia a livello umano che a lato pratico e l’essere a distanza e mascherato complica un po tutto. Fortunatamente ci stiamo avvicinando alla stagione ‘buona’ per tornare in esterna con serenità e in caso di allentamento dei blocchi sugli spostamenti sarà possibile riprendere contatti con modelle/i interessati a partecipare come interpreti ai miei progetti o raggiungere luoghi ideali per poter scattare.
Un altro passaggio virtuale è stato in Toscana (spero prima o poi di poter tornarci) facendo una chiacchierata telefonica con l’amico Riccardo dell’agenzia Fotocronache Germogli, si occupa di fotografia di cronaca, sport ed eventi per testate giornalistiche nazionali e locali.

Marzo 2020 tutto si è fermato in Italia, con 1000 difficoltà per le aziende. Chi come te è stato in prima linea per il tuo lavoro di racconto della quotidianità quali sono state le difficoltà lavorative in questi mesi?
Le difficoltà sono tante, e noi che lavoriamo sul campo abbiamo avuto un drastico cambio nella gestione di tutti i giorni. Ora come ora non c’è più posto per tutti, tutto è contingentato, non riesci a entrare come prima anche all’ultimo minuto. Per capirci le partite della Fiorentina per noi erano un grosso introito andavamo in 4 ora entra solo 1. Devi registrarti prima anche per le conferenze stampa. A livello lavorativo un calo c’è stato perché il grosso del lavoro è legato ai giornali e quello è rimasto ma tutto il contorno ovvero pubblicità, feste, redazionali non ci sono più. Il lavoro commerciale è praticamente azzerato.
È cambiato l’approccio con la situazione che incontri tutti i giorni, come hai dovuto modificare il tuo modo di lavorare?
La cronaca bene o male c’è sempre. Ma anche qui ci sono le difficoltà esempio nelle manifestazioni potevi raccogliere le espressioni delle persone. Ora tutti con le mascherine non percepisci più le espressioni. Ma una cosa banalissima. Sei fuori tutto il giorno e puoi prendere un caffè da consumare dentro o fuori in un locale (dipende la zona dove sei) però non puoi andare in bagno!
A livello operativo entrare in agenzia è cambiato: ora vado solo io i miei collaboratori lavorano da casa loro. Se uno dovesse infettarsi e poi trasmetterla a tutti sarebbe un problema a livello lavorativo, l’agenzia potrebbe non reggere e chiudere. Quindi cerchiamo di tenere la massima prudenza anche tra di noi.
La cultura in generale è stata penalizzata, non si è potuto andare nei musei, alle mostre e frequentare circoli culturali. I circoli fotografici sono stati penalizzati e ho cercato di capire con il mio amico Antonio Alberti come si sono organizzati per poter mantenere viva l’associazione anche senza incontrarsi.

Antonio, mi ha raccontato come è cambiato da marzo 2020 il rapporto all’interno del circolo fotografico.
La pandemia ha avuto forte impatto su tutte le attività che prevedono aggregazione. Non sono di certo sfuggiti i circoli fotografici. Purtroppo, la sospensione degli incontri è stata importante.
Al circolo si va per parlare di fotografia ma la funzione degli incontri è molto più ampia. Innegabile che ogni persona abbia problemi grandi e piccoli a livello lavorativo, familiare, sentimentale, di salute etc e il circolo è anche la scusa per staccare un attimo la spina e riuscire a distrarsi un po’.
Si vedono persone di tutti i tipi: ricchi, poveri, medici, idraulici, tranvieri, casalinghe, operatori dei più svariati mestieri che si incontrano con il loro hobby in comune. Cosa di non poco conto. E con gli incontri oltre a scambiarsi sorrisi e a distaccarsi dalla routine quotidiana si cerca anche di imparare dagli altri e arricchire il proprio bagaglio tecnico con nuove conoscenze.
Si, abbiamo cercato di continuare gli incontri con le conferenze in internet, tenendoci in contatto anche sul gruppo WhatsApp o altro ma non è assolutamente la stessa cosa. Si cerca comunque di stare insieme seppur virtualmente e si cerca di svolgere un’attività per non fermarci e si aspetta il giorno in cui potremo tornare a vederci di persona. La mancanza della tangibilità della nostra amicizia è forte ma prima o poi torneremo liberi. Noi non abbiamo dismesso le nostre attività, le abbiamo ridotte e modificate ma le continuiamo, non vogliamo darci per vinti, e sappiamo che questo diventerà solo un brutto ricordo da dimenticare. Resistiamo e non diamogliela vinta.
Il nostro magazine alla fine è un collante che ci permette di sentirci e di chiederci come stai, le pagine sono la scusa per una telefonata in più che dopo il chiarimento dei dubbi tecnici sfociano in discorsi qualsiasi ma importanti per la vita.
Ho voluto chiedere a un gruppo fotografico che ho iniziato a conoscere lo scorso autunno seguendo le loro iniziative OnLine tramite le pagine Facebook.
Come avete gestito l’interazione con i soci del Gruppo Fotografico ChezMoi Fotografica in questo periodo di chiusura? Raccontaci un po’…
Il Covid ha portato mutamenti nello stile di vita di ciascuno di noi e il Gruppo Fotografico di cui sono neo presidente non ne è escluso! Sto parlando di ChezMoi Fotografica, gruppo nato grazie all’esperienza del fotografo Davide De Paoli e alla disponibilità del partner Circolo Culturale ChezMoi di Piacenza nonché alla collaborazione da parte mia e del fotografo Claudio Sangiorgi nel 2020, l’anno che, appunto, ricorderemo tutti come quello della Pandemia. Non nascondo che, nonostante siamo partiti con entusiasmo e con un seguito notevole da maggio, la situazione esterna a noi portava molte incertezze, tant’è vero che siamo riusciti a partire ufficialmente a settembre e abbiamo avuto modo di realizzare un grande e unico evento di foto moda (uno dei temi che trattiamo) con successo e partecipanti che ci hanno raggiunto dall’estero.
Col tempo siamo riusciti a crearci un’identità più solida, creando pian piano una mission e una visione. Questo ci ha portato ad avvicinarci ai membri e abbiamo voluto parlare a ciascuno dei presenti in modo diretto, affinché il rapporto possa essere il più autentico e vero possibile. Diciamo, in parole povere che, anche se non abbiamo alcuna intenzione anarchica, andiamo un po’ controcorrente, ovvero diciamo no alle apparenze senza significato, no ai numeri senza contenuto e senza intenzione reale di partecipazione (di cui siamo spesso dipendenti in una società schiava dei social media). Ci piace definire questa nostra visione “umana”, dove ciò che conta, oltre ovviamente alla condivisione di temi fotografici tramite eventi, uscite a tema, conferenze, mostre, contest, ecc. che possono andare a toccare anche altre forme di linguaggio visivo (video, arte, ecc.), è mettere al primo posto il valore della fotografia e delle persone che scelgono volontariamente di fare parte di questo percorso di passione assieme a noi. Ci piace pensare che, anche se non siamo i nuovi Helmut Newton della fotografia, ciascuno può migliorare grazie a se stesso e all’altro, in un’ottica di creazione del proprio linguaggio fotografico oltre che di reali competenze e conoscenze, dove, non solo la capacità e la propria fotografia in sé vengono premiate, ma anche caratteristiche come umiltà, apertura mentale, correttezza.
La gestione del gruppo, anche su Facebook, ha vissuto alti e bassi sino ad oggi, attraverso un’impronta dettata da regole molto rigide e difficoltà notevoli lungo il suo percorso di crescita. Alcune attività si sono svolte sin da subito online, come le riunioni dei soci. A novembre, lo staff di ChezMoi Fotografica si è trovato virtualmente a tavolino per discutere proprio di quale tipo di percorso a medio termine intraprendere per fronteggiare la chiusura e le limitazioni che di lì a poco avrebbero visto una situazione più pesante che in passato, impedendo le attività a centri culturali, nonché la creazione di eventi con norme a riguardo poco chiare, in cui i rischi sono più alti dell’impegno e del lavoro organizzativo che comporta il dietro le quinte.
E’ così che sono nati vari format: primo fra tutti “Appuntamenti”, ovvero il “ritrovo” settimanale in cui condividere la propria fotografia secondo tematiche specifiche per poter realizzare delle vetrine fotografiche e poter accedere a fine anno al progetto che ha visto la premiazione di 9 fotografi. Nello stesso tempo abbiamo implementato la panoramica delle dirette live, studiando software e collaborando in questo con altri gruppi per poter dare alta qualità e migliorare l’interazione con i partecipanti, per essere al passo coi tempi. I temi che abbiamo iniziato a trattare con costanza sono: tecnica, generi, linguaggio fotografico e grandi autori, andando poi a programmare puntate specifiche in cui staff e soci mettono a servizio conoscenze, competenze e disponibilità; successivamente siamo partiti con interviste, presentazioni e conferenze con ospiti di spicco nel settore; discussioni sul foto moda attraverso la partecipazione di modelle e fotomodelle scelte; presto arriveranno anche puntate a tema sociale, su cui ci sentiamo molto sensibili, considerando che abbiamo un rapporto consolidato con vari enti benefici e associazioni di categoria con i quali intendiamo promuovere contesti di beneficenza (realizzati già in passato con il precedente Gruppo Fotografico Farnese 7.0). Da poco abbiamo anche dato la possibilità di vedere le live registrate, avendo avuto modo di alzare il livello qualitativo, in costante progresso. Infatti, uno dei limiti che abbiamo riscontrato è proprio la tempistica: a volte gli ospiti dettano l’orario e il giorno, altre volte lo staff stesso non trova concordia con i soci, per cui cerchiamo di soddisfare il più possibile l’esigenza di partecipare in diretta (visto che la differita comporta sempre una minore possibilità di interazione) garantendo allo stesso tempo la fruizione dei servizi perennemente.
Inoltre, anche se a volte sembra scontata, l’assistenza tecnica ci è spesso richiesta: i problemi di questo tipo ci sono (anche per noi) e anche se la tecnologia fa parte da tempo delle nostre vite, per molti ci sono fattori nuovi e come tali portano spesso ad un fattore di incognite dove, chi più chi meno, è chiamato ad evolversi e a fare un piccolo sforzo per adeguarsi al minimo dei requisiti che oggi vengono richiesti per essere attivi online, ad es. la webcam: esistono infatti persone che possiedono PC vecchi, non predisposti, oppure sistemi operativi che non sono adeguati…Perciò abbiamo capito che non va dato per scontato che tutti abbiano lo stesso livello di aggiornamento tecnologico.
L’altra difficoltà che abbiamo notato è l’attenzione: il 2020 ha creato un boom di attività sul web ed in particolare nei social media, per non parlare del cambiamento di abitudini legate allo Smart Working che molti di noi hanno dovuto affrontare.
Tutto questo determina un aumento del tempo speso online oppure al PC a fronte di una diminuzione di quello offline, di incontro e di attività con gli altri. Per cui si raggiunge facilmente un limite ed un sovraccarico di presenza ad attività web, nonché di uso del computer che a non tutti piace, a non tutti risulta facile, e non tutti hanno l’attrezzatura migliore per poter avere l’esperienza che vorrebbero e così via.
Ma in tutto questo ci siamo davvero molto evoluti in breve tempo e siamo fieri di questo, abbiamo ascoltato i nostri desideri, e le nostre forze, perché, lo diciamo, abbiamo fatto quasi tutto in 2 risorse e mezza. Abbiamo ascoltato i bisogni di chi è rimasto con noi nonostante questo periodo mettendosi in gioco e dimostrando il proprio interesse. Dimostrazione che è ancora possibile interagire con le parole, quando queste ultimamente sono poco apprezzate, e in maniera concreta collaborare con passione. E la soddisfazione ci arriva proprio da soci e iscritti Facebook che apprezzano il lavoro che facciamo, che ci ringraziano, che crescono, che imparano, che condividono e discutono nel rispetto reciproco.
Anche se le nostre aspettative non erano grandi, siamo riusciti ad affrontare anche i momenti difficili dando seguito a iniziative di valore e apprezzate. In tutto questo, stanno nascendo interessanti collaborazioni con gruppi sparsi per l’Italia che ci hanno proposto iniziative legate a mostre fotografiche.
Ci tengo infine a ringraziare davvero tutti! Non è facile gestire un Gruppo Fotografico vero e proprio oggi, ma non è nemmeno facile parteciparvi con costanza, impegno e dedizione.
Vivo in una provincia votata al turismo, da tutto il mondo abbiamo turisti che affollano le nostre zone. La provincia Della Spezia dove abito raccoglie degli angoli unici, infatti il golfo è chiamato il golfo dei poeti, per i poeti che vi soggiornavano (Byron, Shelley, Montale) raccoglie perle come Tellaro, Lerici, Portovenere proseguendo per le 5 Terre. In periodi non covid 10 mesi all’anno si vedevano fiumi di turisti da tutto il mondo. Oggi le cose sono cambiate e si è creato un problema nel tessuto economico sociale della provincia. Un caro amico, Mauro Fioravanti, ha da diversi anni aperto lo studio a Monterosso al Mare, nelle splendide 5 Terre. Per capire come è la situazione mi è bastato chiamarlo per fare una chiacchierata e buttare nei discorsi delle domande.

Ciao Mauro, per te che hai costruito la tua attività nelle 5 terre, il turismo è l’essenziale. Il covid come ha modificato il tuo lavoro? Come hai riorganizzato il tuo lavoro?
La pandemia di Covid19 ha ridotto dell’80% il turismo straniero alle 5 Terre, come fotografo di paesaggio che ha nel turismo straniero, soprattutto quello anglosassone il suo target di riferimento questo ha comportato ovviamente un notevole calo di fatturato.
La risposta più’ logica è stata quella di proporre nel mio negozio altri prodotti, non fotografici, più’ indirizzati al turismo italiano che nel 2020 ha preso in parte il posto del turismo straniero e questa è stata la reazione a breve termine.
A lungo termine la risposta è stata in primis quella di aumentare le mie competenze fotografiche attraverso internet, seguendo vari webinair (non si finisce mai di imparare) e successivamente mettere subito in pratica quello imparato e preparare la nuova collezione di fotografie per quando tutto questo sarà finito.
Mi si permetta una postilla, bisogna ammettere che grazie a questa pandemia si è tornati ad ammirare cieli tersi e azzurri e acque limpide e per me fotografo di paesaggio questa è stata una piacevole sorpresa.
Per concludere diciamo alla fine che il mio lavoro come fotografo non è cambiato, facevo foto di paesaggio prima e le faccio tuttora, quello che è cambiato è stato aprire gli orizzonti commerciali anche a quello che non è rigorosamente fotografia… si chiama resilienza credo.
Come pensi che cambierà il mondo del fotografo dopo questo periodo?
Il mondo del fotografo ormai da anni è in evoluzione continua, onestamente non so dire cosa cambierà dopo questa pandemia, perché credo che una bella foto rimarrà in ogni caso una bella foto e una foto brutta rimarrà tale, sempre.
Una novità tecnologica con cui faremo i conti nel futuro prossimo penso sia quello dei cellulari di ultima generazione che ormai sono pronti per essere usati per alcuni generi fotografici, penso alla street, al reportage, all’architettura ed hanno il vantaggio di essere leggeri e sempre con noi.
Oggi, ogni giorno solo su Instagram si postano 3600 foto al secondo, questo fa pensare in che periodo di bulimia fotografica siamo: io posto perché devo far vedere che esisto (e questo è tragico di per sé ), quindi scatto immagini a raffica non perché sto vivendo un momento emozionante degno di essere ricordato e riassaporato molte volte…..ma al contrario non avendo emozioni cerco di riempire tale mancanza con centinaia di scatti inutili e banali.
Il mio augurio è che la fotografia torni ad essere quella che è stata per molti anni per le persone: una cara amica che ti segue dalla nascita in poi e documenta ogni momento felice del tuo cammino quindi più’ fotografia come ricordo, come racconto, come emozione pura che non come selfie.
Grazie a Mauro la riflessione è andata anche verso un tema che io ho affrontato già qualche anno fa quando ho iniziato il cambio di rotta di fotoarts. Ormai fotografiamo tutto, tutti fanno 10ne di foto al giorno a tutto quello che capita e lo condividono in rete sui social network creando questo mondo di immagini che da un lato riducono la fotografia a un semplice strumento per divertirsi ma dall’altro regalano a chi guadagna con i nostri dati tante e utili informazioni. Ma è un discorso lungo e sto andando fuori tema. Il mio pensiero ora è capire questo momento e per farlo ho rotto le scatole a tanti amici come avete letto. Ho provato a chiedere anche a chi si trova spesso dall’altra parte della fotocamera, per avere un punto di vista differente. Ho chiesto alla modella Maria Lisa Skarpa, in arte Liz di raccontarmi come sta vivendo professionalmente questo ultimo anno.

Come è cambiato il tuo approccio con i set fotografici in questo anno con il problema Covid?
Da fotomodella posso raccontare molto, posso raccontare un cambiamento epocale, che da un’esperienza abbastanza lunga come la mia, non è possibile paragonare. Poso da 8 anni e mai come prima il Covid ha condizionato e peggiorato la situazione di molti, sia fotomodelle che fotografi.
Il mio approccio, di fronte alla difficoltà e ai blocchi imposti a monte, è stato in verità introspettivo e pensato nei confronti del mio lavoro. Mi spiego: da libera professionista da qualche anno da un lato sono abituata alla flessibilità e a gestirmi nei vari ruoli che ricopro sia come fotomodella che come fashion designer principalmente, per cui non mi sono mai sentita eccessivamente sotto pressione nel dove rincorrere, promuovermi sino all’esasperazione mentale mia e degli altri, piuttosto che “giocare sporco” (ho visto molte situazioni in cui colleghe sono scese a compromessi e a situazioni che normalmente forse non avrebbe mai portato, piuttosto che “imbrogliare” il cliente attraverso espedienti che esulano dalla fotografia e rientrano in concetti di fotomodella/ragazza furba-fotografo/uomo ingenuo, piuttosto che a dare spazio a modi “alternativi” di approcciarsi alla fotografia che rovinano il settore stesso nel valore intrinseco che dovrebbe avere e tutto questo più o meno sotto l’occhio di molti).
Dall’altro lato però ho subito difficoltà non in uno ma in tutti gli ambiti di lavoro e da qui la vera difficoltà nel fatturare in ogni settore e certamente una perdita è innegabile. Per cui sono felice della mia “multi-potenzialità” nelle professioni che può non essere capita da molti, ma mi permette di stare a galla e di evolvermi velocemente, visto che alcuni talenti e capacità certamente non mi mancano. Per cui ho preso per buono e positivo tutto quello che ho fatto (non poco viste le difficoltà!) con una forte consapevolezza della cruda realtà, ma cercando di mantenere un equilibrio personale, visto che il foto moda è un ambiente altamente competitivo e anche fatto di molta apparenza.
Per quanto riguarda nello specifico i set, uno dei disturbi che mi infastidisce maggiormente, è l’uso della mascherina che, per ovvi motivi è diventata obbligatoria, ma di fatto intacca il trucco che il set mi richiede di avere già prima di raggiungere il luogo, per cui questo allunga i tempi di sistemazione prima di iniziare la sessione di lavoro rispetto a prima.
Altro aspetto da non sottovalutare è quello degli spostamenti: gli unici spostamenti che ho svolto da novembre in poi sono stati nella massima sicurezza possibile, ma mentre a me era consentito al mio compagno, che solitamente mi accompagna, non lo era. Ho accettato questo compromesso, ma se immagino un 2021 fatto di spostamenti, più o meno lontani come le trasferte che conto di recuperare e le nuove che spero presto di poter organizzare, senza il mio compagno il 100% delle volte, penso che le più lontane le rimanderei ulteriormente, perché la mia sicurezza in questo caso è più importante, soprattutto conoscendo bene l’ambiente ed essendomi spostata da sola per molto tempo.
L’ultimo fattore che vorrei menzionare, in senso generale, è una diminuzione della disponibilità da parte dei fotografi nel progettare un set fotografico. Ovvero la Pandemia ha colpito molti che magari hanno dovuto rivedere le proprie priorità di vita e di lavoro piuttosto che addirittura spostare il focus professionale. E di pari ho visto un aumento della necessità da parte di fotomodelle di svolgere la propria attività, specie tramite workshop, eventi fotografici, ecc. per ovvi motivi e me compresa. La nota forse positiva sono le collaborazioni con aziende, brand e negozi i quali, vivono essi stessi un momento di necessità di rilancio in un contesto però di scarsità di risorse, dove il valore del lavoro è quindi a rischio! Ne consegue, in generale, una discrepanza tra domanda e offerta in una situazione di limitazioni, in cui le mentalità e le situazioni sono profondamente mutate, e si fa molta confusione, ma soprattutto un’aridità nella serietà e nel rispetto.
Hai notato differenze, nelle poche occasioni di scatto che puoi aver avuto, sulle scelte di location e approccio ai progetti da parte dei fotografi/organizzatori dello shooting?
A questa domanda rispondo dicendo nì, nel senso che, la location ha iniziato a diventare un tema legato alla geo-localizzazione, specie a causa delle zone italiane istituite per il Covid, per cui chi si trovava ad essere abituato a spostarsi verso la modella professionista, anche per la mancanza magari di una location propria o disponibile, ci ha messo più tempo a definire tempi e modi, anche se poi è andato in porto. Ma la sicurezza personale (e direi anche il timore di incorrere in multe oltre che nel contrarre il Covid) ha raggiunto un’importanza cruciale. In altri casi posso dire che chi invece può liberamente spostarsi e decidere dove lavorare, quale studio affittare, ecc. non ha avuto difficoltà, come me d’altronde, nel dover confermare progetti e shooting.
Per quanto riguarda gli organizzatori molti si sono spostati da modalità con più persone partecipanti alle proprie iniziative (a norma Covid sino a ottobre 2020) alle cosiddette modalità one to one, dove però l’affluenza appare minore, di pari passo con la minore disponibilità oraria e dei partecipanti limitati dalle norme.
L’idea di questo articolo mi è nata sotto il periodo natalizio. Ogni giorno cambiavano colori alle regioni, regole, limitazioni che erano problemi per chi lavora. Ogni giorno sentivo sui media i problemi per molte attività, tante sono però state molto trascurate. Penso a chi lavora nel turismo, nella fotografia, nell’arte, nella musica ecc.
Ho chiesto e fatto domande. E’ banale credere che sia stato facile rispondere per chi è stato interpellato. Qualcuno non si è sentito di farlo, altri hanno provato a raccogliere i pensieri e regalarmi questo fantastico materiale che mi ha permesso di creare questo articolo. Mi piacerebbe che fosse usata questa lettura come un momento per riflettere sul mondo attuale, su come la vita può cambiare in poco tempo e stravolgere la nostra vita. Come si riesce ad adattarci e usare le esperienze come palestra per imparare a crescere.